Alpe Mortirolo

Nella solitaria val Fontana ci sono luoghi ancor più sperduti e spesso da tempo dimenticati. Luoghi sicuramente meno famosi ma non per questo meno belli, almeno allo sguardo di chi ricerca nella montagna il vero contatto con la natura. L'alpe Mortirolo fa parte di questi territori, non più battuti nemmeno dai cacciatori dato che sono diventati zone protette. L'uomo del passato ha saputo convivere con la natura senza inquinarla e devastarla, così le stagioni, inesorabilmente, cancellano le tracce di quella leale convivenza. Giunti a Campello si attraversa il ponte ad arco sulla sinistra e si prende la carrozzabile che porta alla località Selva. In cima la strada diventa sentiero che prosegue in direzione nord. Quando ci si trova all'altezza della cascata della Giassosa, una traccia con i vecchi segnavia giallo rossi comincia a prendere quota per poi attraversare l'erboso conoide che discende dal versante destro idrografico della val Fontana. Qui il sentiero si perde ma, entrando del bosco, si può riprenderlo puntando la parte superiore della grande pietraia. Da qui la traccia si fà più marcata anche se la vegetazione in qualche punto ostruisce il percorso. Si risale con interminabili tornanti un ripido canalino erboso per giungere ad una fitta pineta dove anche qui è facile perdere la via. Bisogna salire in direzione ovest fino a scorgere una piccola ganda sulla sinistra e quindi riprendere il sentiero che si porta in direzione nord fino a uscire dal bosco. Qui si può anche proseguire senza percorso obbligato seguendo il ruscello che scende dalla conca della malga. Sopra di noi possiamo ammirare il testone del pizzo Calino (3024 metri) particolare cima della val Fontana. Anche se il luogo non è molto ampio riassume comunque il tipico insediamento in quota per l'allevamento del bestiame. Curioso il fatto che sul tetto della baita manca la copertura in pietra, mentre le travi in legno sono ancora al loro posto. L'alpe Mortirolo regala un ottimo panorama sulla costiera orientale della val Fontana, in particolare sulla val Sareggio e sulla val Malgina. Durante il ritorno a valle occorre prestare molta attenzione per evitare di perdere il sentiero, soprattutto all'inizio dove è facile imboccare quello che porta in val Vicima.



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